venerdì, Novembre 22, 2024
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Le tre sostenibilità di Fantini Group: sociale, ambientale, tecnologica

C’è un’azienda vinicola, in Italia, che non si limita a sbandierare la propria sostenibilità come leitmotiv del momento, per adeguarsi a una tendenza mainstream che impone di attribuirsi quest’etichetta, in qualche modo, anche improvvisato (si parla ormai di sustainability washing, con riferimento alle tante imprese che, visti i tempi e le richieste di mercato, si spennellano di green, s’inventano a tavolino un’anima ecologica che non è davvero parte della loro identità). No: per quest’azienda essere sostenibili è dato costitutivo, è elemento nel proprio dna. E per questo può ora sfoggiare carte in regola su tutti i fronti: sostenibilità sociale, sostenibilità ambientale, sostenibilità tecnologica.

Si tratta di Fantini Group – il gruppo vinicolo abruzzese che, fondato e guidato da Valentino Sciotti, in pochissimi anni è diventato leader tra le aziende esportatrici del Sud Italia, grazie a un’attenta politica votata alla più alta ricerca qualitativa e di marketing.

SOSTENIBILITÀ SOCIALE

Fantini Group nasce identitariamente del tutto sostenibile già dal punto di vista sociale. Studia e applica infatti un sistema di business originale basato sull’idea di aggregare a sé tanti piccoli produttori terrieri, proprietari di micro-appezzamenti da uno o due ettari, senza subentrare a loro, lasciandoli così padroni, guardiani e curatori di un territorio che amano e conoscono alla perfezione; inoltre, senza centralizzare la produzione in un unico polo, ma applicando un modello diffuso con cantine dislocate nelle varie regioni in cui opera, così da portare lavoro in aree rurali più marginali rispetto allo sviluppo economico, ma che hanno un potenziale enorme e poco sfruttato dal punto di vista vinicolo. Fantini insomma non ha terreni, ma è una specie di “federazione” di eccellenze neglette cui consente il riscatto; i proprietari dei vigneti ne conoscono tutti i segreti e sanno come ottenere le uve migliori, perché incentivati in questo da un patto che prevede una remunerazione non legata alla quantità di uve prodotte ma all’estensione del proprio vigneto e alla qualità del raccolto. Fantini è presente in zone – specialmente il Sud Italia, ma ora sta applicando le stesse logiche nella Spagna più “periferica” – pur assai vocate, dove però si lavoravano le vigne restando esposti al fluttuare del mercato: spesso le uve venivano smerciate altrove, senza valore aggiunto, in base alle mutevoli richieste provenienti da altre aree considerate “più nobili” e dunque dovendo subire quotazioni al ribasso che stavano allontanando i viticoltori dalle loro terre. L’azienda ha innestato una spirale positiva, dando sicurezza economica agli agricoltori, fornendo loro il proprio know how tecnico, consolidandone il legame con le terre, inducendoli a produrre qualità e stimolando con un sistema d’incentivi anche la diffusione di quella cultura produttiva che oggi consente la stessa trasformazione delle uve in loco. Fantini Group è divenuto, insomma, il punto di riferimento per comunità agricole che vivevano il dramma del passaggio generazionale e della desertificazione territoriale, e oggi sono rivitalizzate e integrate in un sistema efficiente, che guarda al futuro.

SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE

Non basta un approccio identitariamente sostenibile di suo, come abbiamo visto: occorrono ulteriori scelte strategiche e d’organizzazione interna che, passando in rassegna ogni settore, sfocino in progetti specifici e in una programmazione generale vocata al green, a partire dal controllo totale di filiera. Anche in questo caso, Fantini ha le carte in regola, risulta pienamente sostenibile a livello di gruppo, dunque in ogni sua controllata, come dimostra l’ottenimento della prestigiosa certificazione di sostenibilità Equalitas, la più importante a livello europeo, che valuta secondo rigorosi parametri la filiera vitivinicola (nasce con l’obiettivo di promuovere la sostenibilità delle filiere agroalimentari e del vino in primis, attraverso una visione e un approccio che unisce le istanze delle imprese, della società e del mercato. Lo standard Equalitas affronta la sostenibilità secondo tre pilastri: sociale, ambientale ed economico. Per ciascuno vengono definiti requisiti e indicatori verificabili e misurabili). Non solo: l’azienda dallo scorso anno presenta un proprio preciso report annuale sulla sostenibilità, premessa a un processo ancor più articolato che porterà a redigere un vero e proprio Bilancio di sostenibilità. Fiore all’occhiello di queste politiche ambientali è il cosiddetto progetto “Fantini-Qualità”: meravigliosi vigneti, unici, a strapiombo sulle onde, all’interno di riserve naturali abruzzesi, in aree dalle condizioni pedoclimatiche eccezionali, dove Fantini applica un modello di coltivazione rigorosamente bio. Uno si trova a Punta Aderci, nell’omonima Riserva Naturale Regionale – 285 ettari dalla spiaggia di Punta Penna, meraviglioso anfiteatro marino, alla foce del fiume Sinello – vicino a Vasto, e tutela uno dei tratti più suggestivi e spettacolari del litorale; qui Fantini vanta un appezzamento coltivato a uve Pecorino, di quasi due ettari, e un secondo, di tre ettari, con vigneti di Montepulciano. A Ripari di Giobbe – altra Riserva Naturale Regionale, 35 ettari sulla costa ortonese, l’acqua cristallina che accarezza una falesia rocciosa alta fino a 65 metri e ricoperta da macchia mediterranea – Fantini coccola un altro vigneto, due ettari e mezzo coltivati a Pecorino. E poi c’è l’ultima gemma, Tenuta Cantalupo: il mare è più lontano, ma giusto una decina di chilometri. Siamo a Notaresco, splendido borgo medioevale della provincia di Teramo; qui, nel cuore del Montepulciano d’Abruzzo Colline Terramare Docg, Fantini Group possiede 10 ettari di vigneto che hanno oltre 35 anni, tutti a spalliera, coltivati bio. «Sono progetti dei quali siamo orgogliosi – afferma Giulia Sciotti, marketing manager & brand ambassador di Fantini Group – Godono del beneficio delle brezze tutto l’anno (pensiamo alla stagione della fioritura o a quella della maturazione delle uve) e sono comunque vicini al Massiccio della Maiella, dal quale durante il giorno scendono venti a rinfrescare le temperature estive».

SOSTENIBILITÀ TECNOLOGICA

Ricerca e innovazione sono tra i principali motori dello sviluppo, poiché una realtà – un Paese, un’azienda – che è capace di sfruttare le nuove tecnologie può adattarsi alle rapide trasformazioni globali delle dinamiche economiche e sociali. In questo senso, utilizzare la tecnologia anche per implementare le proprie scelte green e renderle ancora più performanti consente all’ambiente di poter continuare a fornire le proprie importanti risorse naturali. Insomma: la sostenibilità tecnologica – ossia la capacità di utilizzare l’innovazione tecnologica per la tutela dell’ambiente – risulta fondamentale per favorire un vero sviluppo sostenibile. In questo senso, Fantini Group ha già avviato importanti investimenti, altri sono in corso, altri sono programmati. Nei vari territori in cui il gruppo vinicolo è presente si stanno via via installando vere e proprie centraline meteorologiche che controllano i vigneti fornendo una serie di dati essenziali per prevenire i trattamenti in vigna: umidità del fogliame, umidità del suolo, previsioni meteo, eccetera. Questo permette di aiutare i contadini a gestire le lavorazioni necessarie, minimizzando il ricorso ai trattamenti anche là dove si applichi un modello di viticoltura tradizionale, non bio. Non è tutto: perché alcuni degli stabilimenti Fantini, ma è in progetto l’espansione a tutte le realtà del gruppo, hanno aderito a RafCycle: si tratta di un programma sviluppato da UPM Raflatac per il recupero e la valorizzazione degli scarti delle etichette, lungo tutto il loro ciclo di vita. Nel processo di etichettatura dei prodotti, quello degli scarti delle etichette è un flusso spesso trascurato; con RafCycle, è possibile utilizzare al meglio queste preziose materie prime, anche come soluzioni a circuito chiuso in cui gli scarti vengono utilizzati per creare nuovi materiali per etichette. Infine, e stato già approvato un piano specifico che porterà presto lo stabilimento d’imbottigliamento Fantini, a Ortona, a essere convertito all’energia pulita e rinnovabile, diventerà autonomo al 70% grazie alla realizzazione di un grande impianto fotovoltaico sul tetto. E convertiti al fotovoltaico sono anche gli impianti Fantini in Sicilia, mentre tutti quanti sono dotati di un sistema di rigenerazione delle acque.

FANTINI
Fondata ad Ortona nel 1994 da un gruppo di imprenditori del vino guidati dall’attuale ceo Valentino Sciotti e dall’enologo Filippo Baccalaro, Fantini Group riunisce 12 grandi realtà enologiche del Sud e Centro Italia, con un modello di business di successo; produce e distribuisce vini di alta qualità ed esporta in tutto il mondo attraverso una ramificata rete di importatori e distributori (oltre 24 milioni di bottiglie). L’azienda genera la gran parte dei ricavi al di fuori dell’Italia: i suoi principali mercati sono la Germania, la Svizzera, il Canada, l’Olanda, il Belgio e il Giappone. Il suo fatturato è cresciuto dai 79 milioni del 2019, agli 82 milioni nel 2020 e ha raggiunto i 90 milioni del 2021, nonostante le difficoltà del canale Horeca. Il 2022 è stato chiuso a 93 milioni di fatturato. Nel 2020 Fantini Group è stato acquisito da Platinum Equity.
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